Il Napoli è grande ma non lo sa: manca la consapevolezza della propria forza

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La squadra di Mazzarri ha nuovamente fallito l’appuntamento con la vittoria in un big-match: agli azzurri manca la consapevolezza della loro forza.

Terzo in classifica nel 2011, ‘solo’ quinto l’anno scorso ma un’ottima Champions League disputata (con l’eliminazione negli ottavi in una vibrante doppia sfida contro il Chelsea poi laureatosi campione), oggi virtualmente secondo dietro ad una spaventosa Juventus: il Napoli può considerarsi una grande squadra? Non abbiamo dubbi, la risposta è sì.

Non ha tentennamenti neanche Allegri che, a specifica domanda, in conferenza stampa ha risposto: “Il calcio è bello perchè è opinabile, ma alla fine sono i risultati a dare le risposte definitive: io credo che il Napoli stia facendo benissimo e i risultati lo testimoniano. Poi, se non vogliamo limitarci ai numeri, basta guardare alla rosa: io credo che Cavani, Hamsik, Pandev, Behrami, Insigne, e qualcun altro lo dimentico di certo, sono giocatori di grande livello”. Forse non serve neanche ribadirlo, ma siamo assolutamente d’accordo.

La domanda che ci poniamo, però, è questa: il Napoli si sente una grande squadra? A sensazione la risposta è ni. “Non mi è piaciuto l’approccio – ha detto Mazzarri nel post-partita – abbiamo concesso i primi minuti all’avversario e abbiamo rischiato di pagarla cara. Se ricordate, ci era accaduta la stessa cosa anche a Torino: iniziamo sempre un po’ contratti”. A memoria, ricordiamo lo stesso atteggiamento anche contro l’Inter. I nostri maestri si dilettavano nelle definizioni pompose e arzigogolate: “timore
reverenziale”, dicevano, o “gambe tremolanti”. Mazzarri ha aggiunto: “Resta un po’ di rammarico perchè nel finale si poteva anche vincere, è mancato un po’ di cinismo”. Ma anche un po’ di convinzione e
personalità.

“Però, dobbiamo ricordarci che affrontavamo un grande Milan, una squadra che veniva da 8 vittorie consecutive in casa”. Ma che incontrava un grande Napoli, no? Che, pur in superiorità numerica, in evidente miglior stato di salute rispetto ad un avversario in riserva, non ha sfruttato l’occasione di chiudere partita e corsa al secondo posto.

Gli Azzurri lasciarono anche Torino con un bagaglio pieno di rimpianti. Una gara in cui la Juve era sembrata in grave difficoltà, incapace com’era di sfondare il muro avversario e in imbarazzo nel contenere le – timide – controffensive di Cavani&co. “Non dimentichiamo – disse Mazzarri a quel tempo – che giocavamo contro la Juve, la squadra che tutti considerano quasi imbattibile. Noi abbiamo condotto il gioco e avuto il maggior possesso palla”. Sterile, visto il risultato.

La Juventus imbattibile a cui il tecnico del Napoli fa riferimento, è nata il primo giorno della nuova era Conte, quando il tecnico bianconero ha fatto un discorsetto alla squadra, instillandole sicurezza e e mentalità vincente in quantità industriale. Quel lavoro psicologico è indiscutibilmente la pietra miliare su cui l’allenatore ha costruito il suo palazzo che – come lui stesso ha detto – necessita di tempo affinchè possa diventare grattacielo. Ma non ci sono dubbi che lo diventerà.

“Io non credo di essere il migliore in assoluto – disse un giorno Mourinho ai tempi dell’Inter – penso semplicemente che nessuno sia migliore di me e dei miei giocatori”. Ecco, forse è questo il salto di qualità che manca a questo Napoli. E l’input deve assolutamente arrivare dal mister. A panchine invertite, Conte su quella azzurra e Mazzarri in bianconero, forse la Juve sarebbe sempre davanti – forse – ma probabilmente non avrebbe 11 punti di vantaggio sulla seconda. E, sicuramente, il Napoli non avrebbe più alibi preconfezionati.

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