Genoa-Napoli 2-0: azzurri senza gioco e senza attributi!

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E’ stato solo un bel sogno. Sperare che il Napoli avesse rialzato la testa dopo la cazzimmosa vittoria contro il Livorno conquistata in extremis è stato solo un bel sogno. Sullo spelacchiato terreno di Marassi il Napoli si ritrova a combattere con i suoi antichi mali, ed incassa una sconfitta che sembra la fotocopia di quella rifilatale dalla Sampdoria sullo stesso campo qualche settimana orsono: stesso risultato, stesso sterile possesso palla senza sbocchi negli ultimi sedici metri, stessa anemia offensiva. Colpa probabilmente di una difesa con le toppe, ma colpa soprattutto di un centrocampo leggerino che non riesce nè a fare filtro in fase di non possesso, nè di organizzare il gioco e guadagnare metri agli avversari. E poi vabbè, c’è il solito atteggiamento rinunciatario dettato dall’Anziano in panchina, ma questa è storia vecchia. Il Napoli non è squadra che può attendere l’avversario, complice le crepe in difesa e gli scricchiolii del centrocampo. E di un livello tecnico che non è certo quello dei campionati in cui gli azzurri, seppur giocando male, avevano fatto il bello e il cattivo tempo. Ci eravamo illusi che il Genoa potesse chiudere un occhio e non infierire in virtù del gemellaggio. Ci siamo illusi, appunto. Lo stato d’animo che purtroppo contraddistingue il tifoso napoletano. Ma veniamo alla partita: Lavezzi è finalmente guarito dalla lunga influenza, ma attacco che vince non si cambia e davanti ci sono legittimamente Sosa e Calaiò a partire dal primo minuto. In difesa, terno obbligato Grava-Domizzi-Contini. Partono benino gli azzurri: al settimo il tiro dalla distanza di Calaiò termina di poco a lato. La risposta genoana arriva con Leon, pallone alto sulla trasversale. Le due squadre si affrontano a viso aperto ma nei primi dieci minuti non si registrano seri pericoli per i portieri. Al 18esimo su cross di Blasi, il fiacco colpo di testa di Sosa termina tra le braccia di Scarpi. Nel Genoa Juric rileva l’infortunato Paro: lo slavo alla fine risulterà un dei migliori in campo. Al 26esimo un fallo di Contini al limite dell’area genera un pericoloso calcio di punizione: il siluro di Leon si infrange sul palo, provocando brividi nei tifosi partenopei. Al 33esimo il tiro di Fabiano si spegne sul fondo, ma i Grifoni continuano ad avanzare il proprio baricentro schiacciando il Napoli nella propria area di rigore. E’il preludio del vantaggio rossoblu. Minuto numero 40: si gira in area Sculli fra due giocatori e mette in rete sul primo palo alle spalle di Gianello. Grossa ingenuità della difesa del Napoli, col portiere non esente da qualche colpa. Gli azzurri provano un’immediata reazione: Sosa calcia dal limite, ma Scarpi respinge, arriva Hamsik e non riesce ad inquadrare la porta calciando fuori, seppur di poco. E’ancora del Napoli l’ultima azione del primo tempo: cross dalla destra di Mannini per Sosa che manca la palla di poco, poi il Genoa si rifugia in angolo sulla destra. Sul corner recupera la difesa del Genoa. Si chiude col Genoa meritatamente in vantaggio la prima frazione di gioco. Il Napoli era partito bene, ma poi ha arretrato il baricentro concedendo spazio e gioco all’avversario che comunque fino al momento del gol si era reso pericoloso solo su un calcio di punizione dal limite sul quale Leon aveva colpito il palo. Nella ripresa Reja getta subito nella mischia Bogliacino al posto di un irriconoscibile Hamsik, ma la musica non cambia: il Napoli riparte con più aggressività, ma è solo fumo negli occhi. Gli azzurri reclamano 2 rigori in pochi minuti: Calaiò entra in area perde il tempo per calciare, tenta di saltare due avversari, finisce a terra e l’arbitro ancora una volta, generosamente, lo ammonisce per simulazione. Successivamente è Mannini a finire per terra, inutili le proteste di Reja. Al 53esimo ottima chiusura in anticipo di Grava in area ai danni di Borriello che si stava presentando a tu per tu con Gianello, un minuto dopo Konko, sugli sviluppi di un corner, manda a lato colpendo col petto. Nel Napoli arriva finalmente l’ora di Lavezzi, in vece di Gargano; il barricadero Reja azzarda un offensivo 4-3-3, ma come si vedrà questo modulo improvvisato non riesce ad esser proprio digerito dai calciatori azzurri. Al 60esimo contropiede del Genoa con Fabiano che dalla sinistra calcia mandando abbondantemente a lato; la risposta del Napoli è una triangolazione Calaiò-Lavezzi ben compresa dall’esperto De Rosa. Al 67esimo una serpentina di Lavezzi si produce in un pericoloso calcio di punizione; spreca tutto Domizzi sparando il pallone in tribuna. E’ancora l’ex muro del Pianto pochi minuti dopo a far piangere i tifosi azzurri: con la testa probabilmente già a una squadra romana, il buon Maurizio si ritrova ad inseguire Borriello lanciato a rete; la tentazione di abbatterla è fortissima, non vi si può resistere: fallo da ultimo uomo in area, rigore, espulsione. La seconda in due partite, ottimo biglietto da visita per iscriversi all’albo dei recidivi. Per Borriello è un gioco da ragazzi spiazzare Gianello. 2-0. Tre minuti dopo il Napoli potrebbe addirittura rimanere in nove se non fosse per la grazia concessa da Gervasoni a un Contini intervenuto su Borriello con il gomito alto. Il Napoli prova una blanda, ultima reazione, ma ci vuol ben altro per scardinare un Genoa ben appostato nella propria metà campo: all’83esimo la punizione di Calaiò si infrange sulla barriera, poi il colpo di testa di Montervino su cross di Lavezzi si perde sull’esterno della rete. Nel recupero il Genoa potrebbe addirittura far tris se non fosse per un fallo su Gianello fischiato nell’occasione della battuta a rete di De Rosa. Si chiude dunque sul 2-0 la seconda (e per fortuna ultima) sconfitta a Marassi della stagione. Un crollo sotto il profilo dell’approccio alla partita e dell’atteggiamento tattico. Inspiegabili ancora una volta i cambi di Reja e l’incapacità degli azzurri di tirare una sola volta verso la porta di Scarpi. Domenica arriva l’Inter, un Inter incazzata per la mancata occasione di chiudere il campionato. Per contrastare la corazzata nerazzurra servirà ben altro Napoli. Quello vero. Anzi, forse neanche quello.

C.Francesco Piantedosi

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