Sarri-Napoli, dalla delusione a capopopolo, smentito Maradona

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Sarri ha trasformato i dubbi iniziali in applausi e dar torto persino al grande Maradona, che lo aveva definito “non da Napoli“: cambio modulo e gestione dei ‘big’ tra le ricette vincenti.

“Gli azzurri faticheranno a restare a metà classifica, sono arrabbiato perché non meritavano questo ridimensionamento. Sarri è una brava persona, ma non è da Napoli. Stando su quella panchina ha ricevuto un grande regalo”.

Così parlò Diego Maradona lo scorso 14 settembre: da quel momento, 4 vittore e un pareggio in 5 partite con 14 goal fatti e uno solo subito.

La ‘sentenza’ del Pibe de Oro ha suonato come un inatteso ‘toccasana’ per l’ex tecnico dell’Empoli grande ammiratore dell’argentino, che proprio dal secondo tempo del match contro il suo ex club ha trovato la ‘quadra’ e cominciato ad ingranare in quella che per lui rappresenta l’occasione della vita a difesa dei colori da sempre tifati.

I mugugni per un avvio di stagione al di sotto delle attese, col ko di Reggio Emilia contro il Sassuolo e il pari interno con la Sampdoria (da 2-0 a 2-2) campanelli d’allarme di un progetto rinnovato ma che a molti sembrava non convincere.

Sull’allenatore venuto dalla ‘provincia’, maestro di calcio ma poco abituato alle pressioni della grande piazza, ecco incalzare i dubbi:

“Sarà da Napoli?”

Questo si chiedevano in molti, compreso Diego. Ebbene, Sarri ha risposto nella maniera migliore: sul campo, dando ragione a quella fetta di tifosi che ci vedeva lungo.

Cinque reti al Brugge, altrettante alla Lazio, successo sulla Juventus e colpo a Varsavia; in mezzo, un pari in casa del Carpi maturato al termine di una gara a senso unico. Con un ‘imprinting’ dell’erede di Benitez ben in mostra, sia tatticamente che nella gestione del gruppo.

Se nelle prime due uscite ‘e mezza’ gli azzurri sembravano confusi, fisicamente scarichi e con la testa altrove, dalla ripresa del ‘Castellani’ il trend si è invertito: cambio di modulo, continuità nelle scelte degli uomini da schierare (“Sono convinto che la squadra abbia bisogno di acquisire certezze”, alla faccia del turnover) e un feeling con i ‘big’ alla base della rinascita partenopea.

Il 4-3-1-2, marchio di fabbrica del ‘miracolo’ Empoli, è stato messo in naftalina a beneficio di un 4-3-3 più consono alle caratteristiche degli attaccanti a disposizione: Callejon è l’ago della bilancia, Insigne fa il bello e il cattivo tempo sia centralmente che partendo da sinistra, Mertens è il solito ‘folletto’ impazzito, Higuain semplicemente fuoriclasse.

Che dire della difesa, passata da ‘groviera’ ad ermetica in 15 giorni, nonchè una regia affidata al redivivo Jorginho. Ed ecco che Sarri è tornato a sorridere, tramutando perplessità e giudizi affrettati in applausi.

Tra i meriti del timoniere scelto da De Laurentiis per il ‘dopo’ Rafa, anche la sapienza di mantenere equilibrio nei momenti critici e riservare una corsia preferenziale al rapporto con gli uomini cardine: Reina è leader vero, Albiol e Callejon hanno percepito sostegno nonostante i momenti di appannamento, Hamsik è un faro, il ‘Pipita’ è stato coinvolto a 360 gradi nell’idea di calcio del tecnico facendo diventare uno sbiadito ricordo i ‘mal di pancia’ estivi.

Dalle pedine più rappresentative, nei confronti di Sarri, solo attestati di stima. Non ultimo il numero 7: “Mi ha parlato all’inizio, ha detto che aveva fiducia in me e perciò sono qui”. Segno di un ‘feeling’ creato per far poggiare su basi solide il nuovo ciclo.

La piazza apprezza, lo spogliatoio pure, i risultati lo stanno premiando e il morale è tornato altissimo: la rincorsa alla vetta del Napoli ora passa per San Siro (c’è il Milan) e sfida all’ottima Fiorentina di Paulo Sousa, con la consapevolezza di avere in panchina l’uomo giusto. Se n’è accorta anche la città.

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