La salvezza insperata con il Chievo, a cui ha fatto seguito l’esordio in Nazionale, battezzato con un gol contro l’Irlanda del Nord. Sembrava giunto il momento di spiccare il volo, ma per Sergio Pellissier di volanti ci sono solo i mussi, il simbolo della società veronese. La versione napoletana di quest’animale è il ciuccio, che curiosamente è l’emblema storico del calcio partenopeo. Si sa che gli asini hanno la testa dura, come ricordano rinomati proverbi, e la dirigenza partenopea non è da meno. Marino ha offerto più e più volte la stessa cifra a Campedelli, patron dei gialloblù, che però voleva monetizzare un bel pò dalla cessione del suo principale pezzo pregiato. I due club non sono riusciti a trovare l’accordo e così il passaggio dell’attaccante è sfumato. Pellissier, però, ha voluto ribadire quanto ci tenesse a vestire la maglia azzurra, smentendo tutti coloro che sostenevano il contrario. Sin dall’inizio di questa travagliata trattativa, infatti, l’impressione era che il bomber scaligero non gradisse particolarmente l’approdo all’ombra del Vesuvio, forse perché era in attesa di una chiamata ben più importante, magari quella di una grande squadra. Così non è stato e per il giocatore dalle origini valdostane si profila all’orizzonte l’ottava stagione tra le fila del Chievo. Un vero peccato per chi, probabilmente, poteva dare una svolta alla sua carriera, trascorsa per lo più tra le serie minori. Pellissier è del ’79, quest’anno ha festeggiato le trenta candeline, un’età già ragguardevole per una punta. De Laurentiis, poi, non aveva alcuna intenzione di operare un ulteriore investimento a grandi cifre, soprattutto per un giocatore che supera di gran lunga la soglia anagrafica prefissata per il suo progetto. Tanti giovani coadiuvati da qualche elemento esperto, è questa succintamente la sua strategia. Se non sarà Pellissier sarà qualcun altro, quel che è certo è che il Napoli non resterà alla porta.
Aurelio Scandurra NAPOLICALCIO.NET
