Napoli, quella favola chiamata tetto ingaggi.

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C’era una volta il tetto ingaggi. La favola era tra quelle più belle di sempre: dicembre 2008, Napoli quarta forza del campionato e quella Champions che sembrava davvero a portata di mano. Entusiasmo alle stelle, e Pier Paolo Marino stile Harry Potter: il suo giovane Napoli era proprio lì, tra le big, come le big. Investimenti mirati, ma soprattutto il tetto ingaggi era la ricetta del Napoli delle meraviglie. Le grandi squadre correvano ad accaparrarsi campioni strapagati, mentre la strategia del Napoli era chiara ed espressa: niente stipendi ultra milionari e questo, a detta dei dirigenti, soprattutto per conservare l’armonia di quel gruppo, vera forza della squadra partenopea. Tutto sembrava dar ragione a De Laurentiis ed al suo braccio destro, Mago Marino. Era solo tempo di promesse. Poi il giocattolo Napoli si è rotto all’improvviso, apparentemente senza alcuna spiegazione: soli 12 punti conquistati nell’intero girone di ritorno, e l’ambiente azzurro pervaso da maldicenze e malumori. Le notti brave si sono pian piano sostituite sulle pagine dei giornali a quelle meravigliose prestazioni che la squadra aveva regalato fino a Natale. Qualcuno probabilmente non si è accontentato delle promesse, ed in campo ha cominciato ad assumere un atteggiamento che ricordava quello delle partitelle parrocchiali o tra scapoli e ammogliati. Il tetto ingaggi cominciava a stare stretto, soprattutto nei confronti di quei calciatori che si erano messi in gran luce nel girone d’andata e che erano ormai seguiti dalle più prestigiose squadre d’Europa. Le richieste di rinnovo piovevano a fiotti sul d.g., quasi il campionato fosse finito da tempo, ma in realtà non lo era affatto ed un Napoli distratto da tutto questo ambaradan sprofondava sempre più nei bassifondi della classifica. L’incantesimo di Mago Marino si è inesorabilmente spezzato, ed il primo “ribelle” è stato il Pocho. Ma Lavezzi è solo l’apice di quella che sembra destinata essere una lunga lista: Hamsik, Mannini, e Blasi in prima fila, nonostante da più parti si sventoli la loro volontà di restare all’ombra del Vesuvio anche alle attuali condizioni contrattuali. Il tetto ingaggi non dovrà essere abbattuto; una società reduce dalla sofferenza del fallimento causato da gestioni sciagurate non può commettere gli stessi errori. Ma non c’è dubbio alcuno che per costruire una squadra altamente competitiva vanno stabiliti nuovi parametri, e l’intenzione di cambiare rotta è emersa prepotentemente in questi primi giorni di trattative, come dimostrano gli acquisti di Quagliarella e Cigarini. Ed il mercato è solo all’inizio.

Vincenzo Mugione NAPOLICALCIO.NET

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