Napoli-Empoli 1-3: grottesco quanto accaduto al San Paolo, assoluta mancanza di gioco, identità e competitività della compagine azzurra.

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Davvero grottesco quanto accade al San Paolo in questa gelida domenica di metà febbraio, dall’aria limpida come l’assoluta mancanza di gioco, identità e competitività della compagine azzurra. Un albero di Natale (il 4-3-2-1 rejano) fuori stagione, con le luci spente, anzi, fulminate. Questa è l’immagine metaforica che viene fuori al termine di un incontro nel quale in Napoli si è letteralmente consegnato nelle mani dell’avversario, il modesto Empoli tralaltro primo del suo migliore elemento, quell’Empoli che non aveva mai vinto a Fuorigrotta e si presentava al San Paolo come la vittima sacrificale del nuovo corso offensivo varato dall’alleVatore azzurro. Invece i toscani di Malesani sono usciti da Fuorigrotta come il Real Madrid, grazie a un Napoli osceno che ne ha concesso la metamorfosi. Dicevamo dunque del 4-3-2-1, e 4-3-2-1 è stato, con Grava preferito all’acciaccato Santacroce, Pazienza per il tatticamente indisciplinato Gargano e Mannini restituito alla sua naturale posizione di mezzala sinistra. Che per il Napoli sarà partita faticata lo si capisce già dai primi minuti: il folto centrocampo empolese impedisce agli azzurri di praticare una manovra di ampio respiro, ed i toscani non hanno difficoltà ad impossessarsi del pallino della gara. Al terzo Tosto prova a mettere al centro per Pozzi, Gianello esce e blocca, poi è Hamsik con un tiro-cross a saggiare i guanti di Bassi. Tre minuti dopo una combinazione Giovinco-Budel viene affannosamente deviata in angolo dalla retroguardia azzurra, poi è il baby di scuola Juve a provare un tiro dalla distanza che termina da poco alto. Il Napoli dà l’impressione di non poter apportare seri pericoli verso la porta toscana, che sembra lontana anni luce. Inutili i continui richiami di Reja ad innalzare il baricentro (specie per una squadra che ha avuto finora nel “tutti dietro” la propria religione!). L’Empoli chiude tutti gli spazi e va in pressing sui portatori di palla per far ripartire subito l’azione. Al minuto numero 22 gli azzurri di Toscana passano: scatto sul filo del fuorigioco di Pozzi, che a tu per tu con Gianello non sbaglia la conclusione. San Paolo ammutolito. Il Napoli prova la reazione e l’Empoli si rintana nella propria metà campo: al 26esimo Hamsik, servito al limite dell’area, tra due avversari, controlla di petto e poi calcia di collo piede di destro, ma non trova lo specchio della porta, poi al 29esimo la bordata su punizione di Domizzi viene respinta coi pugni da Bassi: sulla respinta Hamsik si avventa sul pallone, ma la mira è troppo alta. Al 35esimo ancora un brivido per il Napoli: punizione di Giovinco dal limite, palla sull’esterno della rete che dà l’impressione del gol. Gol che arriva un minuto dopo, di marca partenopea: Lavezzi va via sulla sinistra, fa tutto da solo, entra in area e crossa basso al centro dove Mannini, lasciato solo, insacca di piatto destro il suo primo gol in maglia azzurra. C’è chi accarezza il sogno di una possibile rimonta, ma il tifoso razionale capisce che il goal è nato da un’invenzione individuale del solito Lavezzi, il trottolino argentino che da solo regge l’attacco azzurro. D’altra parte lì davanti Zalayeta è un salice piangente. Gli ultimi minuti del primo tempo scivolano via nell’anonimato, con il gioco che ristagna a centrocampo ed impedisce il fluire di sbocchi offensivi. Ma è negli spogliatoi che accade un episodio destinato ad influenzare il resto della gara: sono ancora sulle gradinate del sottopassaggio Zalayeta e Piccolo quando pervengono alle mani direttamente sotto gli occhi del direttore di gara: cartellino rosso per entrambi, squadre costrette a ridisegnare l’assetto. I primi minuti della ripresa trascorrono sotto il segno della noia: il Napoli non sa cosa fare, e l’Empoli si limita al contenimento senza alcun affanno. Com’era prevedibile, Reja si gioca la carta Sosa rinunciando ad Hamsik, unico centrocampista capace di dare respiro alla manovra. Ma vabbè, è lui l’allenatore e i cambi li decide lui. La mancanza di idee degli azzurri induce l’Empoli a prendere coraggio, ma è il Napoli a sfiorare il vantaggio, con un delizioso cross di Sosa dalla sinistra in area per Mannini che non ci arriva per un soffio. E’solo l’ultimo fuoco di paglia prima della capitolazione: al 65esimo Cannavaro cicca la palla in area, e in mezza girata Pozzi mette in rete sul secondo palo. Niente di inaspettato, solo logica conseguenza di un film già visto. Calaiò rileva Savini in un ultimo, disperato tentativo di raddrizzare le sorti dell’incontro, ma è tutto inutile. Domizzi si fa espellere per fallo da ultimo uomo su Giovinco lanciato a rete, il Napoli resta in 9 ed il pubblico assiste impotente all’ennesima umiliazione. Tuttavia l’inferiorità numerica sembra galvanizzare gli azzurri: al 75esimo un sinistro di Sosa viene respinto da Bassi, poi un numero di Lavezzi si traduce in un calcio d’angolo che è facile preda del portiere che aveva già affrontato gli azzurri in serie C con la maglia della Massese. All’80esimo l’Empoli assesta la stoccata definitiva: Buscè scambia con Giovinco che entra ina rea, calcio in diagonale, Gianello respinge, ma non trattiene sulla palla si avventa Budel che realizza la rete del 3 a 1. Budel, lo svincolato che Marino non aveva voluto rilevare a gennaio a costo zero. Sì, anche lui partecipa alla festa. De Laurentiis lascia la tribuna, mentre tutto il San Paolo applaude ironicamente il team di Malesani prima di guadagnare in anticipo l’uscita. Rimesso il pallone al centro, l’Empoli ha la possibilità do dilagare: è il guanto di Gianello ad evitare il poker sulla bomba del solito Budel. I toscani controllano in tutta tranquillità, arrivando addirittura a schernire gli azzurri con torelli e melina a centrocampo. Tutto meritato per la truppa di Reja. La partita finisce dopo 4 (inutili) minuti di recupero, con il pubblico rimasto fino alla fine che chiede a gran voce la testa di Reja. Operazione sul quale i tifosi azzurri esprimerebbero il proprio parere in esito plebiscitario. C’è ben poco da fare ormai per risollevare la baracca: dopo che De Laurentiis ha fatto il suo elargendo denaro fresco, dopo che Marino ha dilapidato 20 milioni di euro acquistando modesti calciatori di serie B (eclatante il caso di Mannini: con un milione in più si sarebbe potuto acquistare il top class Riquelme) ed il tecnico, vittima delle gerarchie da egli stesso ordito, è in piena confusione tattico-mentale, rimangono poche alternative per provare a condurre a termine il campionato senza essere risucchiati nel vortice della bassa classifica. Mentre scriviamo, De Laurentiis è negli spogliatoi a presentare le sue rimostranze, con toni probabilmente tutt’altro che pacati. Tra stasera e domani ne sapremo di più, stay tuned.

C.Francesco Piantedosi

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