Napoli, Ancelotti: “Battere la Juventus obiettivo troppo lontano”

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Ancelotti racconta il suo calcio: “I campionati si vincono in tanti modi, anche la palla lunga è gioco. Il dominio della Juventus non è un problema“.

Carlo Ancelotti, tornato in Italia alla guida del Napoli dopo tante battaglie vissute tra Francia, Germania, Inghilterra e Spagna, racconta il suo modo di vivere il calcio in una lunga intervista concessa a ‘Il Corriere della Sera’.

Si parte dal momento vissuto dal calcio italiano con il dominio incontrastato della Juventus che sembra destinato a durare ancora a lungo.

“Un problema per il movimento? Direi di no. Il dominio Juve non abbassa la passione degli altri tifosi per la propria squadra, anzi vogliono rompere questa egemonia. In campionato c’è una buona qualità di gioco, non eccezionale, ma buona; la Nazionale sta facendo molto meglio. Il movimento è destinato a crescere. Certo, se ci fosse un incentivo a fare stadi nuovi e a migliorare la cultura dentro gli stadi…”.

Ancelotti quindi spiega il suo approccio col mondo Napoli, squadra che con Sarri aveva assunto una precisa identità di gioco.

Nel calcio non c’è una sola verità. I campionati li ha vinti chi ha giocato a uomo, chi ha fatto il possesso palla, chi ha fatto il contropiede, chi non faceva ritiro, chi lo faceva… L’unica cosa cambiata a livello tattico è stata la disposizione in fase difensiva, dal 4-3-3 al 4-4-2, che per me è la più efficace. L’abbiamo provata 20 minuti nell’allenamento prima della Fiorentina e basta.  Io sono per la persuasione sì, ma non rinuncerei per principio alla percussione. Il cavallo salta l’ostacolo sia con la carota che con la frusta. Il problema è dopo: se ti capita di passargli dietro, magari si ricorda che hai usato la frusta… Secondo me il progresso è regresso. Tutte le squadre cercano di giocare da dietro, utilizzano il portiere: nel giro di poco tempo cambierà, perché si vedono rischi eccessivi, si tornerà alla vecchia palla lunga. È gioco anche quello, gli inglesi sono andati avanti una vita”.

Il tecnico del Napoli crede nelle possibilità della sua squadra ma non vuole caricare di eccessive pressioni i giocatori.

“L’ho detto anche ai giovani del Napoli: se tu hai come obiettivo diventare Messi, beh questo percorso è influenzato dalla genetica. Se il giorno in cui Dio ha dato il talento a Messi non eri lì, puoi fare poco. Invece è il confronto con te stesso che ti motiva. Il concetto si può spostare anche alla squadra: se dico impegniamoci per battere la Juventus diventa un obiettivo troppo lontano. L’obiettivo è una squadra che arriva alla fine del campionato lottando. Koulibaly insostituibile? Non lo posso negare. È un fuoriclasse, faccio più fatica a fare a meno di lui”.

Ancelotti dà qualche consiglio al suo ex pupillo Gattuso, oggi allenatore di un Milan in difficoltà.

“Lui è molto coinvolto, all’inizio è così: hai meno certezze, ti fidi poco degli altri, cerchi di fare tutto tu. Poi capisci che è fondamentale dedicare un po’ di tempo a te stesso. Quando ho iniziato stavo 24 ore al giorno sul pezzo, era il ‘96 e ho detto: nel 2000 smetto. Siamo nel 2018…Io vicino al Milan? Due volte. Quando sono andato via dal Real Galliani è venuto a caccia a Madrid, ma dovevo riprendermi da un problema alla cervicale. E poi un’altra volta con Fassone c’è stato un mezzo tentativo, dopo il Bayern”.

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