Calcio Napoli ostaggio dei violenti.

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L’ultimo week-end calcistico per il Napoli è stato davvero da cancellare, con la sconfitta immeritata giunta in extremis ad Udine, con l’ennesimo arbitraggio sfavorevole e coi tafferugli scoppiati nella città friulana a causa di teppisti che, con l’avvicinarsi di Carnevale, hanno pensato bene di travestirsi da tifosi. Grazie a questi personaggi quasi sicuramente il Napoli dovrà fare a meno dei suoi tifosi in trasferta per l’intera stagione, che anche ad Udine erano numerosissimi ma che non hanno provocato alcun incidente all’interno dello stadio. Il problema è che questi teppisti sono cani sciolti, molti dei quali non appartengono a tifoserie organizzate e quindi sono difficilmente controllabili. Ma a questo punto sorgono due domande: perché punire la società per atti commessi da teppisti qualunque che probabilmente non hanno alcun interesse per la squadra? Ed a questo punto il decreto Pisanu è servito a qualcosa? Per quanto riguarda la prima domanda è chiaro che il club non può fare più di tanto. De Laurentiis ha costruito i tornelli richiesti, ha rafforzato il sistema degli stewards e si è sempre schierato contro la tifoseria violenta, ma se un manipolo di imbecilli decide di recarsi ad Udine col pretesto di seguire il Napoli per fare danni e creare disordini quali misure si possono adottare? In secondo luogo alla luce dei fatti è chiaro che il decreto Pisanu è solo un palliativo, ma non è servito ad estirpare la violenza dal calcio. Il biglietto nominale è facilmente aggirabile, in quanto molte persone entrano tranquillamente allo stadio, e non solo a Napoli, con biglietti di altre persone o addirittura in altri settori. In secondo luogo non si capisce perché chi commette reati allo stadio se la cava con il DASPO, il provvedimento che vieta di recarsi a manifestazioni sportive. Il modello inglese rappresenta tutt’oggi il miglior sistema per arginare la violenza, ma in Italia si sa, non si affronta mai il problema ma piuttosto si cerca di aggirarlo, di nasconderlo. Si cerca di creare una legislazione ad hoc per il calcio, ma la soluzione sarebbe paradossalmente di non crearne alcuna. I reati “da stadio” insomma non dovrebbe essere considerati tali, ma semplicemente reati. Per fare un esempio contro gli stewards che lavorano allo stadio S. Paolo vengono lanciati oggetti di tutti i tipi da geni vestiti da tifosi, e se vengono presi al massimo si beccano un DASPO, cioè non possono recarsi allo stadio per un paio d’anni. Se invece, come prevede la legge italiana, chi lancia un oggetto pericoloso viene preso e processato per tentato omicidio, forse le cose cambierebbero. Ma come al solito in Italia per porre un argine a qualcosa deve prima succedere una tragedia, e benché nel mondo calcistico ne siano successe già tante le istituzioni continuano a fare poco o nulla per cambiare definitivamente le cose per salvare lo sport più bello del mondo.

Francesco Ferrara NAPOLICALCIO.NET

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