Napoli, se Cavani non basta più per colmare le lacune ora sarà meglio guardarsi alle spalle

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Qualche rimpianto per il pareggio contro la Juve c’è, ma restano gli evidenti limiti nella costruzione e nella proposizione di varianti di gioco efficaci. Comunque non è finita…

Forse quell’istante sarà ricordato come lo ‘sliding doors’ della stagione del Napoli. Ci riferiamo al minuto 73, quando in effetti la porta si è aperta – quella difesa da Buffon – ma Dzemaili non l’ha trovata. Un momento che avrebbe potuto cambiare il corso degli eventi: la partita, la classifica, il campionato.

Invece il destino ha voluto che quel pallone finisse fuori e che i punti di distacco rimanessero sette, scontri diretti compresi. Un errore che in un certo senso rappresenta il manifesto di questo Napoli: sempre in ritardo negli appuntamenti decisivi, privo di quella qualità necessaria che vada oltre l’episodio. O che almeno lo sfrutti in pieno, come solo le grandi squadre sanno fare.

Tuttavia, cambiando punto di vista si potrebbe anche guardare alle limpide occasioni fallite da Vucinic nei primi 45′ che avrebbero potuto chiudere il sipario anzitempo. Ma in quel caso trattasi di vanità tecnica, di eccessiva sicurezza nei propri mezzi ed in quelli dei compagni.

In effetti i bianconeri hanno dominato per tutta la prima frazione, salvo poi accorgersi nella ripresa che il carattere dei partenopei avrebbe potuto imbastire uno scherzetto niente male alla squadra di Conte, se solo ci fosse stato più coraggio. Ma anche più piedi buoni che avrebbero partorito idee diverse, buone per variare un copione che, per quanto possa essere retto dalla voglia di gettare il cuore oltre l’ostacolo, impatta con gli evidenti limiti nella costruzione e nella proposizione di varianti di gioco efficaci.

Non è bastato e non basterà Cavani per colmare queste lacune, in considerazione del fatto che il Matador sarà sempre più il sorvegliato speciale delle difese avversarie e dei Chiellini di turno. Con il rischio che il bomber azzurro possa perdere la testa e cadere nelle facili trappole della provocazione.

Non è bastato nemmeno un Hamsik in versione mina vagante, il migliore dei suoi, ma predicatore solitario al cospetto della difesa meno battuta del torneo. La supersfida finisce quindi con un nulla di fatto ed a 33 punti dalla fine è ancora possibile tutto e niente. Certo, la Juve avrà la Champions ed un calendario che prevede scontri diretti che potrebbero cambiare lo scenario.

Di sicuro il campionato non si ferma all’1-1 del San Paolo. Ma da oggi i partenopei hanno un obiettivo in più: sarà necessario guardarsi le spalle e prendere consapevolezza di tenere in seria considerazione la difesa di quel secondo posto che potrà rappresentare la base – anche economica – per un futuro da grande squadra. Per diventare la più forte…

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