Prossimo avversario: la Lazio, dalla Supercoppa al rischio retrocessione.

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Era l’8 agosto quando la Lazio celebrava la conquista della sua terza Supercoppa Italiana, un traguardo che doveva far da preludio ad una stagione altrettanto esaltante. Mai profezia fu più errata. L’aquila biancoceleste ha deciso di appollaiarsi sul trespolo del “Bird’s Nest”, l’avveniristico impianto di Pechino dove si disputò il match contro l’Inter, e da allora non ha più spiccato il volo. I motivi di queste defaillance sono innumerevoli, in gran parte imputabili a Lotito, presidente sempre osteggiato dalla tifoseria più estrema. Il suo pugno duro con i dissidenti Pandev, Ledesma e De Silvestri è il chiaro sintomo di una personalità inflessibile e tenace, capace di salvare il club capitolino nell’estate del 2003 da un crac finanziario già annunciato, raggiungendo un accordo con l’Agenzia delle Entrate che gli ha permesso di dilazionare l’ingente debito nell’arco di 23 anni. Nonostante questa spada di Damocle che pende sulla società, il patron dispensatore di citazioni latine ha saputo conquistare due Coppe Italia e la Supercoppa menzionata prima. Affermazioni importanti, anche se lontanamente paragonabili alla precedente età dell’oro sotto l’egida di Sergio Cragnotti. Tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio la Lazio ha collezionato uno scudetto, il secondo della sua storia, due Coppe Italia, due Supercoppe Italiane, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa Europea. Grandi campioni calcarono l’erba dell’Olimpico, ne citiamo alcuni: Mancini, Nedved, Salas, Nesta, Veron, Almeyda, Simeone, Mihajlovic, Stankovic, Vieri. Un elenco corposo, a cui aggiungere altri nomi di indubbio prestigio che resero la Lazio una squadra davvero eccellente, un paradosso rispetto alle meste apparizioni in Serie B che segnarono gli anni ’80. Dopo alcuni campionati a ridosso delle prime piazze, l’attuale torneo sta evidenziando tutte le pecche di un organico che avverte l’assenza di giocatori tanto importanti come Pandev e Ledesma, mai convocati finora per volontà di Lotito. I biancocelesti sono appena sopra la zona retrocessione e vantano, si fa per dire, il penultimo attacco della Serie A con 9 reti, superiore solo a quello del Livorno. Il nuovo tecnico Ballardini ha portato una grande carica, che però si è mestamente esaurita dopo le prime apparizioni. Adesso c’è lo scoglio Napoli, terra solitamente benevola ai capitolini, che sperano nella sosta per rialzarsi dalle ceneri. La rosa è comunque valida, anche se non sempre all’altezza, specialmente per quanto riguarda i ricambi. In porta c’è quel Muslera noto ai più per le sue incredibili papere, che comunque non gli hanno impedito di essere titolare della nazionale uruguayana. Il suo secondo è Bizzarri, argentino acquistato dal Catania. La difesa è composta quasi per intero da elementi già a Roma da un pò di tempo. Si tratta di Cribari, Diakitè, Kolarov, Lichtsteiner, Radu e Siviglia, a cui si sono aggiunti Stendardo, di rientro da Lecce, e Scaloni, prelevato dal Maiorca. Anche a centrocampo i nuovi innesti sono ridotti all’osso. Alla vecchia guardia, composta da Brocchi, Dabo, Del Nero, Foggia, Mauri, Manfredini, Meghni e dall’ex partenopeo Matuzalem, si sono aggregati Baronio e Firmani, già in passato alla Lazio, ed Eliseu, sconosciuto portoghese proveniente dal Malaga. Il reparto avanzato è indubbiamente quello più attrezzato, con capitan Rocchi a trascinare la squadra, supportato dall’estro di Mauro Zarate, talento argentino esploso lo scorso anno, ma sinora poco incisivo. Makinwa e Simone Inzaghi sono discreti giocatori, tutto qui. Per questo motivo, Lotito ha deciso di affidarsi all’esperienza di Julio Cruz, lasciato andar via dall’Inter visti i suoi 35 anni. “El jardinero” è una punta di peso su cui fare sicuro affidamento, anche se gli acciacchi dell’età si fanno sentire. Il Napoli di Mazzarri appare superiore, ma domenica avrà dinanzi un ulteriore avversario, quella cabala che non lo vede vincente al San Paolo contro l’aquila biancoceleste da quasi 15 anni. In quell’occasione fu un omonimo dell’attaccante laziale a decidere la partita, l’azzurro Andrè Cruz.

 

Aurelio Scandurra NAPOLICALCIO.NET

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