La difesa del Napoli è la penultima in Serie A, considerati gli ultimi cinque turni: è allarme per l’Arsenal. A gennaio vietato ripetere gli errori di valutazione estivi.
Napoli e il Napoli si arrovellano su quello che sta diventando il cruccio della gestione Benitez: la tenuta difensiva, emergenza nelle ultime settimane di andamento piuttosto altalenante e vero campanello d’allarme in vista dell’Arsenal. Eppure, a guardarsi indietro, era tutto molto chiaro già da tempo. Da una determinata partita, per la precisione. Chievo-Napoli 2-4 dello scorso 31 agosto.
Era la seconda giornate del campionato e il Napoli, in soli 90 minuti, aveva già messo in mostra tutto il proprio repertorio. Il meglio e il peggio. Quattro goal realizzati a cementificare la sensazione che gli azzurri non avrebbero mai faticato a trovare la via del goal, due reti incassate tra disattenzione e ingenuità per lasciar intendere quale sarebbe stato il problema da gestire nei mesi a venire.
Ironia della sorte, erano i giorni conclusivi del mercato, che il Napoli avrebbe trascorso pressochè inerme, soddisfatto e convinto di quanto aveva fatto nel corso della campagna acquisti. Consapevole di rischiare. Sì, perchè l’idea di ritoccare ancora la difesa c’era stata – Astori praticamente prima preso, poi mollato – ma si era optato per la soluzione interna: testare (e magare rivalutare) i vari Fernandez e Britos.
Come d’altronde si era deciso di fare sulle corsie esterne. Il Napoli si è presentato ai nastri di partenza della Serie A con soli due terzini di ruolo – Zuniga e Mesto – e due fluidificanti – gente da centrocampo a cinque per intenderci – come Maggio e Armero. Il destino beffardo ha voluto che dopo due mesi di stagione Benitez si ritrovasse a disposizione solo gli ultimi due. I terzini sbagliati.
Considerata la rivoluzione in termini di sistema di gioco – con il passaggio da una difesa a tre ad una a quattro molto meno schermata dal centrocampo – sul mercato non è stato fatto abbastanza. Un solo interprete nuovo, Albiol, e l’ardita scommessa su un blocco di singoli su cui già pendevano ataviche perplessità. Come baciare un dado, lanciarlo e incrociare le dita confidando nella dea bendata.
Tutto sommato il Napoli se la stava anche cavando bene, almeno inizialmente. Poi, tra novembre e dicembre, il crollo, legato ad un altro errore di valutazione in sede di mercato: puntare sui soli Behrami, Inler e Dzemaili per i due posti destinati ai mediani davanti alla difesa. Finiti in riserva dopo qualche settimana, gli svizzeri hanno costantemente faticato a fare filtro davanti alla retroguardia, finendo per soffrire quasi in modo sistematico e smascherando le magagne difensive.
NAPOLI, 16 RETI INCASSATI NELLE ULTIME 7 PARTITE
ERRORI DEI SINGOLI | ERRORI DI REPARTO | EPISODI |
Fernandes (Nap-Udi) Inler perde palla, male Rafael |
Basta (Nap-Udi) Difesa poco reattiva sul corner |
aut. Fernandez (Nap-Udi) Maldestra deviazione in porta |
Aubameyang (Bor-Nap) Armero innesca il contropiede |
Keita (Laz-Nap) Nessuno esce ad aggredire Keita |
aut. Behrami (Laz-Nap) Rocambolesco rimpallo in area |
Reus (Bor-Nap) Fernandez provoca il rigore |
Kuba (Bor-Nap) Squadra posizionata male |
Pogba (Nap-Juv) Prodezza del francese |
Pirlo (Nap-Juv) Inler concede un fallo ingenuo |
Cassano (Nap-Par) La retroguardia arretra troppo |
Llorente (Nap-Juv) Spagnolo innescato da rimpallo |
Thauvin (Nap-Mar) Armero interviene male in area |
Castro (Nap-Cat) La difesa sale male e si fa infilare |
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Ayew (Nap-Mar) Maggio si perde Ayew sul corner |
Il dato statistico è impietoso: considerando i goal incassati nelle ultime cinque giornate di campionato, il Napoli è la penultima difesa della Serie A con un passivo di 10 reti subite. Soltanto il Catania, ultimo in classifica e preda di una crisi che pare irreversibile, è riuscito a fare peggio. E i goal concessi diventano 16 in sette incontri, allargando il discorso alle sfide di Champions con Marsiglia e Borussia.
Il Napoli di oggi ‘vanta’ una media di 2,28 reti subite a partita, inaccettabile per una squadra che ambisce ad un piazzamento di vertice in Serie A e a fare strada in Europa, ma in linea con lo scenario di scelte eccessivamente fiduciose e pedine inadeguate/fuori ruolo tracciato qualche riga più su.
A pochi giorni dalla polemica sul 532 difensivo camuffato da 352 in Italia (tempismo non dei migliori), la principale preoccupazione di Benitez in vista nell’Arsenal non è più tanto come riuscire a segnare almeno tre goal, ma in quale modo tenere inviolata la porta di Reina.
Chiaramente impossibile trovare una soluzione nell’immediato, sarà vitale non sbagliare una seconda volta in occasione del calciomercato di gennaio, quando il Napoli non potrà esimersi – con la Champions o senza Champions – dal completare un organico con i tre tasselli strettamente necessari: un difensore centrale, un terzino e un mediano. Tutti più forti degli attuali titolari, affinchè si possa parlare di vero miglioramento.
Perchè ogni cambiamento ha un suo fascino, ogni rivoluzione è sempre entusiasmante, ogni rinnovamento può essere sinonimo di successo. Basta assecondarlo con le scelte giuste e non lasciare nulla a metà, incompiuto come questo Napoli. Lo si era già capito in quel caldo 31 agosto del Bentegodi.