Per quel che ne diceva il cuore da tifosi, inveritiero consigliere, il cervello sapeva benissimo che conservare il pass per la qualificazione nella tana rossa del Benfica sarebeb stata impresa assai ardua. Soprattutto all’indomani del 3-2 del San Paolo, risultato conseguito più con la spinta del vento azzurro sulle gradinate di Fuorigrotta che per reale supremazia della squadra di Reja. Supremazia fallace, venuta giocoforza meno nell’avveniristico Da Luz, nonostante i charter che nel pomeriggio avevano scaricato migliaia di supporter azzurri all’aeroporto della Portela. Un primo tempo di strenua resistenza, poi il crollo nel finale, con un Benfica che archivia la pratica senza grossi sforzi. Gli azzurri, dopo il palo di Cannavaro nel primo tempo non hanno mai impensierito il portiere avversario, con i portoghesi a macinare possesso palla per tutto la durata dell’incontro. Con un arbitro forse sfacciatamente casalingo a dare una mano, ma con un esito finale che non ammette replica: dai campi di patate della serie C il Napoli si è ritrovato a combattere con i pezzi grossi del calcio europeo, ma ad armi impari. Ragion per cui gli azzurri escono senz’altro a testa alta dalla prima esperienza europea targata De Laurentiis. Nessun dramma quindi, ma solo moniti per il futuro. Un futuro che, se il tonfo del Da Luz non influirà sul cammino in campionato, di certo riporterà il Napoli sui palcoscenici oltreconfine.
C.Francesco Piantedosi
