Roma, un nuovo capitolo targato Ranieri.

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Cinque anni non si dimenticano in un batter di ciglia e a Roma, sponda giallorossa, fanno ancora molta fatica a togliersi dalla testa Luciano Spalletti. L’ex tecnico dell’Udinese, e ormai anche della Lupa, era riuscito a ripetere i fasti del Friuli in riva al Tevere, con un modulo innovativo, il 4-2-3-1, che tanto bel calcio aveva regalato ai tifosi capitolini e non. La Roma di Spalletti è stata senza ombra di dubbio la squadra che ha offerto il miglior gioco in Italia negli ultimi anni, qualità raggiunta parzialmente, e solo in sporadiche occasioni, da poche compagini nostrane, come il sorprendente Genoa di Gasperini. La mano dell’allenatore di Certaldo si era avvertita, eccome, conducendo i suoi ragazzi a due successi in Coppa Italia e ad un’affermazione in Supercoppa. Comune denominatore di questi trionfi è l’Inter, la rivale da battere nei duelli in campionato, dove la Roma non l’ha mai spuntata. Una ricca collezione di secondi posti, spesso il tricolore è sfumato di un soffio, per ulteriori ragguagli chiedere all’eroe del Tardini, Zlatan Ibrahimovic. Poi qualcosa tra Spalletti e la società si è incrinato, soprattutto in chiave progettuale. La proprietà non poteva garantire più investimenti importanti, visti i debiti accumulati nelle varie gestioni, e l’ultima parentesi di mercato ha messo in luce un netto ridimensionamento della ambizioni giallorosse. Varie partenze, ma nessun arrivo di spicco, un brusco risveglio che accomuna i supporter della Roma a quelli del Milan. Spalletti non è voluto scendere a compromessi, o forse non credeva più in questo progetto. Fatto sta che dopo i primi 180 minuti di campionato, nei quali la sua squadra aveva incassato sconfitte da Genoa e Juventus, ha fatto i bagagli e ha lasciato tutti. Peccato, avranno pensato in tanti, soprattutto i suoi moltissimi estimatori che non potranno tesserarlo in questo torneo: De Laurentiis ne sa qualcosa. Così la presidentessa Rosella Sensi ha scelto Claudio Ranieri, coach esperto e legatissimo all’ambiente, viste le sue origini romane. Nato nel popolare quartiere di Testaccio, l’ex allenatore della Juventus, con lunghi trascorsi in Spagna e in Inghilterra, ha coronato il suo più grande sogno, allenare la squadra del cuore. Con lui in panchina è arrivato un unico stop, l’inatteso scivolone di Basilea in Europa League, peraltro già dimenticato grazie al facile 2-0 di ieri sera all’Olimpico contro il Cska Sofia. Poi tutti risultati positivi, alcuni agguantati all’ultimo respiro, come il punticino strappato domenica scorsa a Catania. Sarà molto complicato adattarsi ad un metodo di gioco totalmente diverso da quello utilizzato nell’ultimo lustro, passando ad un 4-4-2 più classico e meno spumeggiante, ma al momento comunque redditizio. Simbolo indiscusso è il capitano Francesco Totti, che ha cominciato la sua stagione a suon di gol, finalmente libero dagli acciacchi fisici che ne hanno segnato gli ultimi anni della carriera. Ma la Roma non è solo lui, anzi. Riprendendo la moda che vede in auge i portieri brasiliani, anche i giallorossi si sono circondati di tre estremi difensori verdeoro, Artur, Julio Sergio e Doni. Altri esponenti della colonia sudamericana sono Cicinho e Juan, che completano il reparto arretrato con i vari Mexes, Motta, Riise e Cassetti. Andreolli e Antunes sono i giovani che avanzano, Burdisso invece è la scommessa su cui puntare, strappato all’ultimo respiro del mercato all’Inter. A centrocampo l’unico volto nuovo è quello di Guberti, che aveva positivamente impressionato nello scorso torneo di Serie B con la maglia del Bari. Certamente non potrà colmare l’enorme vuoto lasciato dalla partenza di Aquilani, accasatosi a Liverpool. De Rossi, invece, ha resistito alle tentazioni che giungevano da più parti, soprattutto da Madrid e continua a rappresentare il faro della mediana. A formare lo zoccolo duro del reparto ci pensano Perrotta, Taddei, Brighi, Pizarro e Tonetto. Lì davanti, detto già di Totti, i partner offensivi del capitano si limitano a tre unità. Su tutti Mirko Vucinic, anche lui ad un passo dal lasciare la Capitale durante la scorsa estate, destino che talvolta è sembrato toccare pure a Jeremy Menez e Julio Baptista, che invece sono ancora in giallorosso. Sostanzialmente l’organico non è cambiato più di tanto, ma la svolta tecnica, con l’avvento di Ranieri, rappresenta un’incognita non da poco. Non sono chiari gli obiettivi prefigurabili oggi da questa Roma, non più in lotta per il titolo come ai bei tempi di Franco Sensi, l’amatissimo presidente del terzo tricolore, a cui è stato dedicato il nuovo stadio in via di realizzazione.

 

Aurelio Scandurra NAPOLICALCIO.NET

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