Quando il Napoli amava i suoi tifosi.

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C’era una volta la gente di Napoli che viveva per i suoi beniamini del pallone. E c’è ancora. C’era una volta il Napoli che viveva per i suoi tifosi. C’era una volta infatti, perché ora non c’è più. Mentre in tutti i ritiri delle squadre di serie A sono aperti  i cancelli ai sostenitori  che in giubilo accompagnano e osservano le prime sgambate dei loro idoli, in casa Napoli si vive nell’isolamento più totale. Incomprensibile il fatto che a tutti i calciatori sia stato già imposto il silenzio stampa, ancor prima che questa nuova squadra potesse calcare qualsiasi palcoscenico, ancor prima che gli stessi azzurri potessero sentir l’odore dell’erba. Trascuriamo anche la stampa, con la quale la società di De Laurentiis ha avuto molto spesso rapporti travagliati, al punto che è stato più il tempo in cui le bocche sono risultate cucite che non i giorni in cui si siano potute ascoltare le voci dei protagonisti. Ma perché questo atteggiamento nei confronti dei tifosi? Forse tutto per evitare le chiacchiere da bar, ma i tifosi hanno bisogno di queste chiacchiere, così come hanno bisogno di sentire la squadra vicina, mentre ad oggi l’Austria pare più lontana persino del Polo Sud. I tifosi sono l’anima del calcio. Senza le loro attenzioni e il loro calore, in questo sport  sempre più assurdo e spendaccione, tutti i presidenti sarebbero costretti a chiudere bottega. Altro che i 60 milioni di euro per Kakà o i 90 per Cristiano Ronaldo. Ma neanche i 18 milioni per Quagliarella sarebbero stati possibili senza nessun abbonamento o biglietto venduto, senza alcuna sottoscrizione a qualsivoglia pay tv, senza nessuna maglietta acquistata. Da questo punto di vista ci si aspettava sicuramente di più dal presidente De Laurentiis, genio e imprenditore della comunicazione, Re di questo calciomercato ma che indubbiamente ha lasciato molto a desiderare dal punto di vista del rapporto con i supporters. O perlomeno si potrebbe dire che così è stato nei momenti di crisi, in cui la sua società si è sempre chiusa a riccio evitando qualsiasi possibilità di confronto, come se la piazza fosse un patibolo. Al contrario nei momenti felici, dove i 32 denti si sono sempre contati tutti sugli schermi televisivi. Ma ultimamente sembra essersi capovolta anche questa tendenza: bocche e porte chiuse a prescindere da tutto e da tutti. Anche da Re del mercato. Anche a Lindabrunn. “Suolo privato, vietato l’accesso ai fans del Napoli” si legge fuori quel cancello che fino al 30 luglio non si potrà attraversare.

Vincenzo Mugione NAPOLICALCIO.NET

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