Napoli, Bigon ai saluti: “Le critiche? Meglio fesso che arrogante”

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Il DS Riccardo Bigon ha detto addio al Napoli, ha rassegnato le dimissioni dopo sei stagioni azzurre: “Non era mia intenzione lasciare nel Napoli il segno del manager decisionista”.

Riccardo Bigon ha detto addio al Napoli. Il direttore sportivo ha chiuso, dopo 6 stagioni, la sua avventura partenopea. Dopo la gavetta alla Reggina durata cinque stagioni, Riccardo Bigon era approdato al Napoli nel 2009 in qualità di direttore sportivo, un club che è legato a doppio filo con la famiglia Bigon, visto che il padre Alberto col Napoli nel 1990 ha vinto uno Scudetto e una Supercoppa Italiana.

Ora, però, Bigon ha deciso di lasciare il club partenopeo e ha spiegato le motivazioni con una lettera aperta pubblicata dal quotidiano campano “Il Mattino” nella sua edizione online. “Sono state sei stagioni meravigliose – ha scritto fra le altre cose Bigon – Sei campionati fatti di passione, di impegno, di costruzione, di condivisione, di gioie, di dolori e di colori. Il Napoli, Napoli ed i napoletani mi hanno dato tanto. Tantissimo. Sicuramente più di quanto non sia riuscito a restituire. La dedizione alla causa è stata, comunque, da parte mia, totale“.

Le critiche arrivate negli anni su Bigon, per le scelte di calciomercato fatte, e anche per quelle non fatte, non sono state poche… “Le critiche fanno parte della vita – ha scritto Bigon – e nel calcio sono all’ordine del giorno. Ed è giusto che sia così. Il Napoli è dei i suoi tifosi ed è lecito che ognuno di loro possa esprimere la sua opinione“.

Una delle critiche mossegli è di essere stato sempre troppo ‘aziendalista’, di aver espresso poche volte la proprio opinione, appoggiando invece sempre le scelte di De Laurentiis, anche magari quando non perfettamente in accordo con esse. Bigon, però, non ritiene si essere stato ‘aziendalista’, bensì di essere stato un direttore sportivo che ha pensato più a lavorare sottotraccia che alle dichiarazioni roboanti.

Non era mia intenzione lasciare nel Napoli il segno indelebile dell’uomo forte – ha scritto ancora Bigon – Del manager decisionista ed autoritario. Spero di essere riuscito a lasciare solamente un’impronta di professionalità, serietà e competenza, convinto come sono che il nostro amato mondo del calcio abbia bisogno più di correttezza, normalità e studio, che di imposizioni, arroganza e furbizia. Un grande ha detto: meglio stare zitto e fare la figura del fesso che aprire bocca e togliere ogni dubbio. Il rumore del silenzio, in un mondo di frastuono, a volte, può essere assordante“.

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