Catania, l’ultima spiaggia per Atzori. Lo spettro di Mihajlovic incombe.

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Poteva essere certamente migliore il battesimo in massima serie per Gianluca Atzori, che si è seduto sulla panchina del Catania quest’estate dopo una brillante stagione alla guida del Ravenna in Lega Pro. Il presidente Pulvirenti ha puntato molto sul tecnico frusinate, erede di quel Walter Zenga che tanto ha entusiasmato sotto l’Etna. I risultati, però, sono stati finora insufficienti, con un’unica affermazione in 11 giornate, ottenuta in casa contro il Cagliari. Il bottino tra le mura amiche è piuttosto scarno, condito da due sconfitte e altrettanti pareggi. Per non parlare dell’idiosincrasia alla vittoria in trasferta, dove sono arrivati soltanto due pareggi e ben quattro ko. Sembrano lontani anni luce i momenti di gloria del Catania di Zenga, capace di raggiungere nello scorso torneo il record di punti in Serie A, proprio grazie ad una vittoria contro il Napoli, e di agguantare la salvezza con ben tre turni di anticipo. L’obiettivo non sembra essere alla portata dell’attuale organico, anche se la quart’ultima dista appena due punti. La quarta stagione consecutiva nell’olimpo del calcio italiano rischia di essere l’ultima per Mascara e soci, capaci di ottenere clamorose salvezze sempre al cardiopalma in due degli ultimi tre campionati. I tifosi rossoazzurri sono abituati a queste stagioni sofferte, soddisfatti in ogni caso di difendere da un lustro la prima categoria. Il Catania si era raramente affacciato in Serie A, specialmente in tempi recenti. Negli anni ’50 ci fu il primo approdo, consolidato poi nel decennio successivo, un periodo costellato da importanti vittorie contro Juventus ed Inter, trionfo che portò Sandro Ciotti a coniare la celebre affermazione “Clamoroso al Cibali”. La principale platea italica venne nuovamente raggiunta all’inizio degli anni ’80, ma il seguito è stato a dir poco penoso. Anonimi campionati in Serie B, prima del declassamento nell’Eccellenza siciliana per ritardi nei pagamenti dell’allora presidente Massimino. La sua famiglia ha guidato la società catanese per ben 25 anni, lasciandone le redini prima ai Gaucci e dal 2004 a Pulvirenti, capace di riportare la città dell’elefante lì dove era arrivata più di un ventennio fa. L’attuale presidente ha dovuto gestire anche momenti di grande difficoltà e sconforto, come la tragica vicenda dell’ispettore Raciti, morto a seguito degli incidenti scoppiati dopo il derby contro il Palermo. Un intero torneo a porte chiuse e una salvezza conquistata a Bologna nello scontro diretto contro il Chievo, proprio nei 90 minuti finali, rappresentano la conclusione di una stagione disgraziata. I siculi hanno marciato bene con Zenga, ma adesso viaggiano con il freno a mano tirato. Si profila un cambio tecnico all’orizzonte, con l’ex bolognese Sinisa Mihajlovic pronto ad accomodarsi sulla panchina del Cibali, stadio ora intitolato all’ex presidente Massimino, scomparso in un incidente stradale nel 1996. Atzori si gioca le sue ultime chance contro il Napoli, che negli ultimi due tornei le ha sempre prese in Trinacria, facendo da sparring partner nella gara d’esordio di Zenga due anni or sono. L’ex coach ravennate ha provato vari moduli, ma nessuno sembra calzare a pennello per la sua squadra. Preferisce il 4-4-2, ma non disdegna il 4-3-3, il 3-5-2 e talvolta anche il 3-4-3. Purtroppo per lui l’organico non è dei migliori, anche se per raggiungere la salvezza potrebbe bastare. Tra i pali c’è Andujar, arrivato quest’estate dall’Estudiantes e convocato più volte dal tecnico argentino Maradona. il suo secondo è Campagnolo, approdato a Catania dalla vicina Reggio Calabria. La difesa si è rinforzata con gli innesti di Marchese dalla Salernitana, Spolli dai Newell’s Old Boys, Augustyn dal Rimini e soprattutto Bellusci dall’Ascoli, seguito per un breve periodo anche dall’ex dg partenopeo Pierpaolo Marino. Capuano, Carboni, Potenza e Terlizzi rappresentano la vecchia guardia. Il centrocampo è particolarmente folto, rinforzato da una campagna acquisti di buon livello che ha portato Delvecchio dalla Sampdoria, il fantasista Ricchiuti dal Rimini e l’astro nascente Barrientos, prelevato dal San Lorenzo ma finora davvero deludente. Federico Moretti e Simone Pesce sono gli altri volti nuovi, che si contendono il posto con i veterani Biaganti, Izco, Ledesma, Llama e Silvestre. Una nota a parte merita Jorge Martinez, grande rivelazione della passata stagione su cui si punta molto. Tra gli attaccanti spicca il bomber e capitano Giuseppe Mascara, vero idolo del Massimino e cuore pulsante della squadra. Indimenticabili alcune sue gemme nello scorso campionato, come i due gol da distanza siderale realizzati ad Udine e Palermo. Il problema riguarda le alternative, mestamente poche. C’è il furetto Morimoto, dotato di grande mobilità, e Plasmati, rincasato dopo l’esperienza con la casacca dell’Atalanta. Gli anni d’oro di Spinesi, De Zerbi e Baiocco fanno parte di un’altra era, ma all’ombra dell’Etna non c’è alcuna intenzione di deporre anticipatamente le armi: occhio Napoli! 

 

Aurelio Scandurra NAPOLICALCIO.NET

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